La “presenza” dell’uomo in mezzo
alla drammaticità degli eventi
nella pittura di Magnolato

1977 – Enzo Santese: L’uomo anima motrice della turbinosa vicenda cromatica

“… Il legame di Cesco Magnolato con la terra d’origine sedimenta reperti di memoria che la pittura convoca poi sulla superficie; la regione veneta del Piave, realtà mentale prima che fisica, diviene base per avventure pittoriche svincolate dal tratto rappresentativo e immerse in una temperie che ha trasceso il dato iniziale per dislocarsi in un campo di energia irradiata da molteplici sorgenti. Come un universo che si inarca nello spazio limitato della tela per moltiplicarlo con una serie infinita di effetti luminosi, usciti da una casualità solo apparentemente incontrollata: in realtà la struttura portante risponde a ben definite norme architettoniche per cui la filigrana d’ordine e d’equilibrio nei volumi sottende interni dinamismi di linee, allusioni a un vuoto divenuto contenitore di turbolenze in cui l’uomo è presente anche quando la figura è risolta con tocchi veloci e, innestata nel moto aereo di quello spazio, è anima motrice della turbinosa vicenda cromatica che si iscrive nel perimetro del quadro e che, peraltro, ne suggerisce uno straripamento non solo spaziale, ma temporale più ampio…”

“…La storia intima di Magnolato corre lungo pagine che il tempo non ha intaccato; l’attuale recupero ne esalta le tinte con un piacere tattile, in ogni caso di sensuale e calda adesione, rilevabile in pennellate vibranti di umore tipicamente veneto, col ricordo di paesaggi nordici prossimi all’arte centroeuropea: la predominanza dei verdi, dei blu oppure dei rossi segna nel suo ciclico ripetersi precisi momenti creativi dell’autore, proteso ad evocare sul piano gli spazi del ricordo e del sogno e ad eleggere i simboli della sua lettura della realtà … I flussi cromatici corrono e si espandono lungo direttrici fendenti diagonalmente l’opera, esposta a tensioni che rivelano una pregnanza atmosferica dell’impianto spinto ad esprimere i sensi di un’ariosità e solarità sempre diversi. Un’angoscia sottile trasuda dalle intersezioni di tinte che ondeggiano talora in prolungamenti, in vortici con sfumature solari, in ribollii di incandescenze luminose nate ad azzerare la figuralità per nuove espressioni formali. La figura umana rimane però a ribadire, quasi come consistenza radicale in questo mondo, il convincimento di una necessità ineludibile: la “presenza” in mezzo alla drammaticità degli eventi …”