“Io sono quello della terra”
Evocazioni della mia terra
“Io sono quello della terra. Così si è definito Cesco Magnolato in una nostra chiacchierata il 15 Febbraio 2022 e in quell’appartenenza sta il senso di una ricerca che è fatta di vita, arte e anche di parole autentiche.
… in Magnolato il rapporto con la terra determina l’origine del suo sangue attraverso la straodinaria forza del segno nell’opera grafica e pittorica, diventa intensità cromatica che si declina nei ‘rossi’ incendi dei cieli e delle presenze, nelle esplosioni di energia, nella vitalità dei volti, dei corpi, della natura. Sono i gialli dei campi del Basso Piave, dei girasoli tanto amati dall’artista, sono il fuoco dei tramonti sugli orizzonti di bonifica che azzannano il paesaggio.
Niente è fotografia di un istante ma tutto è incessante movimento, accentuato dai caratterizzanti tagli obliqui della raffigurazione.”
– Chiara Polita –
L’uomo di Magnolato ha la forma della Storia
“L’uomo di Magnolato ha il colore verde delle primavere che hanno attraversato le guerre e il loro termine; ha il colore rosso e marrone della terra percorsa dal vento, dolce in estate, gelido in inverno. Davanti alle campagne arate, ai girasoli seccati al sole, alle imposte spalancate, davanti al dialogo delle notti nere, l’uomo di Cesco Magnolato vive davvero e ascolta, scruta, esplora, attende. Pare sempre in procinto di andare, di iniziare il viaggio a partire da ciò che manca – origine come assenza – per dirigersi verso il fine che sempre di là da venire.”
– Alessandra Santin –
Cesco Magnolato pittore
Emozioni tra segno e colore
“… non c’è solo la foga espressionista di linee di contorno grosse e marcate, di azzardi coloristici, di inusitate assonanze timbriche, c’è a mio avviso una felice intonazione futuristica che scompagina l’ortogonalità spaziale in una compenetrazione panica di stati emozionali: la dinamicità dei piani spezzati, delle linee-forza zigzaganti hanno il potere di coinvolgere e trascinare lo spettatore in un rapporto estatico con l’opera. Sulla tela si materializzano fulminee e simultanee visioni dove i confini si sciolgono, interno ed esterno confluiscono e le pareti della stanza (stanza-studio luogo autobiografico e universale) si sfaldano sotto l’onda indistinta di un fuori che avanza e brucia come fuoco vivo…”
– Lorena Gava –
Cesco Magnolato incisore
Dal Nero al Bianco
“… è un continuo filtro tra il flusso caotico di emozioni e il controllo mentale. L’artista elabora il suo enorme materiale togliendolo dalla terra amata e trasfigurandolo. Questo procedimento avviene secondo un quadro programmatico che va via via precisandosi, finché tutto appare sciolto sì, anzi libero da ogni costrizione formale, ma anche perfettamente congegnato nella ‘macchina’ compositiva. Gli oggetti appaiono e dispaiono ma la loro definizione poco importa. Importa il succo aspro e turgido che Magnolato ricava da essi con dura determinazione. Tutto viene trasfigurato, resta la forza interna, una forza di impronta naturale, libera, violenta, come un albero squassato dalla bufera…”
– Paolo Rizzi –
Cesco Magnolato artista contemporaneo
La storia, la memoria
“… artista colto e riflessivo, Cesco Magnolato appare nel suo lavoro inevitabilmente “letterario e narrativo”, teso cioè a rappresentare simbolicamente la grande avventura dell’uomo. le sue fonti ispirative risiedono dunque nella storia e nella memoria, quella personale e quella collettiva, ponendo sempre, perciò, la figura umana al centro della sua proposizione immaginativa. L’artista avverte e dichiara, così, una sorta di “responsabilità morale” nei confronti degli eventi grandi e piccoli – vale a dire storici e quotidiani – che riguardano l’uomo e la sua partita esistenziale…”
– Enzo di Martino –
I colori del Neoromanticismo Nordico e dell’Espressionismo
L’ancestrale richiamo
“… In una frase del filosofo danese Kierkegaard del 1843 si racchiude una parte della poetica artistica di Cesco Magnolato: ‘Ripresa e reminescenza rappresentano lo stesso movimento ma in direzione opposta, perché ciò che si ricorda è stato ossia si riprende retrocedendo, mentre la vera ripresa è un ricordare procedendo’. Il grande Maestro, attraverso l’uso sapiente del bulino o l’energico segno del pennello, trasforma le vibrazioni luminose dell’Impressionismo in fremiti psichici, formulando così i principi dell’estetica espressionista. La tavolozza dell’artista è ricchissima e composta da colori materici che pullulano di vita propria. Gli azzurri del neo romanticismo nordico sottolineano il peso della tristezza umana mentre i rossi, di chiara matrice espressionista, esaltano il sentimento passionale dell’uomo, il cuore, il sangue che pulsa e che nutre tutti gli organi…”
– Raffaella Ferrari –
Diario, le stagioni di un uomo
La storia di un uomo, della sua arte, della sua terra
“… In questa crisi epocale, Magnolato, ambienta un teatro della memoria che da una parte produce le visioni degli Esodi, che accompagnano il muoversi di una umanità che non vede futuro ma che pur sempre non si arrende nel suo andare per il mondo, dall’altra celebra in ricordo la magnificenza di una natura di altissima temperatura lirica, che, quasi come necessario contrappeso alle pulsioni di morte di una civiltà, con le sue epifanie di luce e carica emozionale, fissa per sempre i suoi ori, persiste nella sua capacità di germogliare futuro e vita…”
– Giorgio Baldo –