Cesco Magnolato e i territori dell’uomo

2013 – Ludovica Cantarutti: Magnolato e i Territori dell’Uomo

“De Pisis diceva che in un certo senso era un privilegiato colui che abitava nella Laguna veneta o a ridosso di essa. Per quel riverbero straordinario che la stessa emana infondendo una luce specifica per un lungo tratto anche in terraferma. Ecco, nel parlare delle opere di Cesco Magnolato (nato a Noventa di Piave nel 1926) è necessario tenere conto di questa Luce. Che si nota subito, e in mezzo alla quale il segno trova una sua collocazione naturale.
Per questo motivo, forse, i suoi dipinti, anche quando traducono significativi strappi e figure dolenti immerse nella cupa tristezza, non sono mai bui, di quel buio che investe l’anima senza speranza.
Perché Magnolato ha la luce della Laguna incarnata nel suo essere pittore.
Questo è, tuttavia, il primo aspetto della sua pittura, corposa, sazia di vita, fortemente cromatica (ocra, rosso, verde, grigio scuro) e rivestita di passione. La passione, prima di diventare talvolta disperazione nello spiegare e rappresentare le vicende dell’uomo, sarà stata senz’altro una delle “materie” da lui travasate ai numerosi allievi guidati nell’Arte lungo il suo trentennale insegnamento prima alle Belle Arti di Venezia e poi alla Brera di Milano, portando negli anni una intensissima vita di pittura in tutto il mondo, da Alessandria d’Egitto, a Oslo, Parigi, Berlino, Spagna e Brasile fino ad ottenere il prestigioso primo premio per l’incisione alla Ventisettesima Biennale Internazionale d’Arte a Venezia.
Ma Magnolato, anzi il Maestro Magnolato non ha più bisogno di esibire premi tanto il suo talento si è trasformato, da molti anni, nella bontà dell’arte italiana esibita nel mondo. Duchamp si preoccupava molto (la cosa è apparsa in un suo recente inedito) del rischio che l’Arte potesse trasformarsi in un emblema sociale perché praticata da troppi. Se avesse visto le opere di Magnolato avrebbe certamente diviso l’Arte dall’eccellenza dell’Arte togliendosi così ogni preoccupazione.