1968 – Ugo Fasolo analizza la forma e il linguaggio dell’artista veneziano:
“… Il discorso al quale Magnolato dà pittoricamente forma e linguaggio ci presenta un mondo ben definito da parole pronunziate senza incertezze. Parole base, provenienti da un quotidiano approfondimento nella comprensione di una realtà umile all’apparenza che vive intorno a lui svolgendo il suo costante commercio con la luce, le stagioni e le ore del giorno.
Cesco Magnolato ha penetrato tale realtà di vita assumendone i dati fondamentali, l’uomo e la forma simbolo naturale del sostentamento; li ha accettati con tutti i loro valori anche formali, senza ricorrere ad alibi di suggestioni diversive. Ma ha saputo anche accogliere tutta la tensione insita nella situazione vitale e ,da ciò, la capacità di assumere l’oggetto con tutti i suoi valori, per quindi rivelarlo nel ruolo d’attore di un mondo complesso e drammatico, in cui la liricità fantastica finale è la meta definitiva che spesso raggiunge la conclusa armoniosità della contemplazione.
Arte dunque responsabile, non affidata alla gratuità del gesto, al dono aleatorio dell’improvvisazione; arte consapevole e perciò dai raggiungimenti sofferti e talora affaticati per la carica del dire, spesso denso e pregnante, che rifiuta le mascherature e i risultati equivoci; trasfigurato nelle invenzioni più liberamente accolte dalla fantasia, che compie così la rivelazione del suo mondo, cui un cromatismo acceso e intenso dà un proprio mezzo espressivo…”