1961 – Guido Perocco scrive del giovane artista italiano:
“Tra i giovani artisti italiani, dotati di autentiche qualità d’esprimere in pittura un loro mondo interiore, non dubitiamo di porre il nome di Cesco Magnolato; il quale ha al suo attivo, diciamolo subito, una grande capacità di superamento: egli vinceva, a soli ventotto anni, alla Biennale del 1954, assieme a Paolo Manaresi, il primo premio per l’incisione e poi in altre esposizioni nazionali otteneva una serie di riconoscimenti di primo piano, senza per questo rimanere sopraffatto da quella bravura d’enfant prodige che la natura gli aveva donato. In questa fase di superamento è sorta la sua pittura, tutta tesa ad esprimere con animo commosso e con uno struggente accento patetico il mutarsi delle cose e la segreta energia che le governa. Si parla ancora di natura in questi tempi, di case, di alberi, di neve, e perfino di uomini e di girasoli: Magnolato sa ancora amare tutto questo, preso da! furore espressionista, e sa esprimersi con linguaggio nuovo.
Quello stato d’animo più vicino al battito del polso e al fluire continuo della vita, che noi identifichiamo con emozione, è divenuto protagonista dell’arte moderna nelle gamme più svariate, in bene e in male. L’emozione nella sua trasparenza è tutta evidente nelle composizioni di Magnolato, essa vibra in ogni accento, nel tocco, nella stesura e perfino negli errori, nell’incupirsi talvolta della materia che non risponde all’impennata della fantasia. Dal vecchio ceppo espressionista dobbiamo segnare ancora questo nuovo ramo libero ed autentico come pochi. La strada di Magnolato è difficile, perchè pare che in questo campo tutto sia stato tentato, più facile forse sarebbe eludere il problema con una delle tante scorciatoie che i giovani d’oggi conoscono bene, ma crediamo che Magnolato sappia affrontare la situazione di petto, come ha dimostrato di saper fare, tenendo duro, fino in fondo, all’impegno che si è assunto nell’arte.”