1954 – Virgilio Guidi scrive dell’incisore veneziano:
“Io non so il perche’ l’arte dell’incisione si chiami piu’ comunemente del bianco e nero, quando l’uno e l’altro sono il nulla, disposto in anticipo a dare stampe prive di vita. Proseguendo saro’, forse, piu’ chiaro. Una grande mostra dell’incisione e’ di una strana nobile monotonia. Per accogliere soddifatti quell’abuso di nero su bianco e’ indispensabile un gusto di specialisti, di amatori di stampe. L’incisione e’ arte viva, nello spirito delle altre arti, se tolta di mano agli incisori, a quelli che solamente fanno incisione con l’esperienza approssimata e pretenziosa. Ci sono grandi pittori, passati e presenti, che mettendo nero su bianco, sono stati anche grandi incisori; ma per essi il mezzo e’ stato dominato dalla reazione immediata alla superficie fisica sia di tela o di carta. Se il pittore non si convince che la superficie della tela e’ gia spazio di luce prima di dipingerla, egli e’ uno pseudo pittore; e cosi’ l’incisore nel medesimo rapporto, e allora con il nero su bianco da’ tutte le virtuosita’ possibili, o naturaliste o puriste e pedanti, con una voglia di personalita’ per via di una differenza di tratto illustrativo; e questi personaggi sono inclini alla piu’ malinconica fantasia.
Non ho potuto fare a meno di dire quel che ho detto; vero o no qualche cosa di vero ci deve essere. Una reazione continua ha sempre in se’ una parte di verita’, anche se e’ difendibile la cosa a cui si reagisce. Del resto sarebbe una necessaria premessa a un discorso piu’ lungo sulle incisioni di Cesco Magnolato. E aggiungiamo direttamente: in queste sue incisioni e’ una straordinaria chiarezza morale; riguarda essa le relazioni con la natura alla quale egli si volge da uomo attuale, senza ruminamenti di forme, ne’ intralcio di uno di quei tanti problemi di natura posti in circolazione, di intellettuale e illusoria esistenza, senza spirito d’indagine, ne’ novita’ di spirito. Egli si volge verso la natura da uomo attuale, non falsamente attuale, perche’ ha intuito la nuova funzione della luce, non piu’ solo splendida copertua delle cose, ma loro motore: <<motore di tutto>>.
La luce condiziona il dilatarsi delle cose, le quali pero’ si muovono liberamente, senza schemi preconcetti, come avviene quando le cose trovano il vuoto, e in questo caso, il vuoto e’ il bianco della carta. Se le linee diagonali le piu’ sentite dal Magnolato, trovassero il bianco e non la luce, sarebbero esse esercitazioni intellettuali e volontarie e non la dimostrazione di un accordo fra due potenze attive. Per togliere ogni interessato sospetto bisogna dire che questo incisore darebbe vitalita’ e moto anche a figurazioni astratte e che logicamente non sarebbero piu’ astratte, almeno nella fissita’ del famoso e vecchio oramai dualismo. E ancora: in queste tavole e’ splendore nel senso agostiniano e non mortificazione di nero su bianco.”